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Combattere lo spreco Alimentare: Iniziative Solidali e Intelligenza Artificiale

Potrebbe sembrare un’accoppiata improbabile, una forzatura che tenta di far congiungere due mondi apparentemente molto lontani tra loro e che probabilmente non si incontreranno mai.

Potremmo raffigurare questo rapporto con due semplici parole: Cuore e cervello.

Da un lato le iniziative solidali che in tutto il mondo si occupano di ridurre lo spreco alimentare, ottimizzare consumi e distribuzione dei generi alimentari e recuperare quanto più possibile. Una sinergia fatta di persone che fanno del loro lavoro una vera e propria missione.

Dall’altro, l’intelligenza artificiale, un algoritmo che non può provare emozioni ma che potrebbe generarle, arriva in aiuto delle industrie e non solo, forte dei suoi calcoli e del suo auto-apprendimento creato per prevedere consumi e gestire in maniera super efficiente giacenze e magazzini.

Oggi vi parliamo di questi fenomeni molto interessanti che forse, un passo alla volta, andranno a ridurre (e speriamo eliminare) il triste fenomeno dello spreco alimentare.

Andiamo con ordine e cominciamo a dare qualche numero:
Perché è importante ridurre le perdite e gli sprechi alimentari?
A livello globale, circa il 14% del cibo prodotto viene perso tra il raccolto e la vendita al dettaglio, mentre si stima che il 17% della produzione alimentare globale totale vada sprecato: l’11% nelle famiglie, il 5% nel servizio di ristorazione e il 2% nella vendita al dettaglio.
La perdita e lo spreco di cibo, sottolinea il fondatore Spreco Zero Andrea Segrè agli eventi FAO del 29 settembre, minano la sostenibilità dei nostri sistemi alimentari.
Quando il cibo viene perso o sprecato, tutte le risorse che sono state utilizzate per produrre questo cibo – inclusi acqua, terra, energia, lavoro e capitale – vanno sprecate.
Inoltre, lo smaltimento delle perdite e dei rifiuti alimentari nelle discariche, porta a emissioni di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico.” [fonte: ANSA]

Il denominatore comune è sempre lo stesso: impatto.

Anche questo termine è molto in voga ultimamente, si parla di impatto ambientale ormai in ogni sua declinazione.

Mobilità elettrica, energie rinnovabili, plastica e derivati e chi più ne ha più ne metta.
Come potete leggere purtroppo, lo spreco alimentare ha un impatto trasversale su diversi settori e soprattutto una grande rilevanza etica e morale.

Attenzione però, non possiamo sempre dare la colpa alla solita industria di turno o cadere nei soliti cliché conformisti e retorici, lo spreco alimentare si manifesta anche e soprattutto nelle nostre case (l’11% viene sprecato nelle mura domestiche).

Per arginare questo fenomeno occorre effettuare acquisti consapevoli e mirati, evitando magari le maxi spese e lo shopping d’impulso.
Serve inoltre sapere come conservare correttamente gli alimenti e non spaventarsi se la data di scadenza è ormai vicina, in questo ci viene in aiuto la piattaforma Too Good To Go con ottimi consigli al riguardo che trovate nel loro blog.

Insomma, è chiaro ormai che l’unica arma che abbiamo a disposizione per combattere lo spreco alimentare è la conoscenza. Tutti dobbiamo sapere come e dove nasce e come si sviluppa questo fenomeno.

Per fare ciò, gli esperti di Babbel (piattaforma di apprendimento delle lingue) hanno creato un glossario per sensibilizzare e aiutare a creare consapevolezza su questo tema, così come su certi processi e comportamenti contro lo spreco e la perdita di cibo.

Per spingere verso comportamenti più responsabili bisogna fare fronte comune. Ci sono, infatti, termini internazionali che servono a incentivare la lotta allo spreco alimentare.

Vediamoli insieme:

Food Loss: espressione selezionata dalla FAO per indicare lo spreco alimentare che avviene all’inizio della filiera, da distinguersi da “food waste” che si riferisce a quello che avviene durante la distribuzione e dopo la vendita.
Pre-Consumer Waste: indica lo spreco che si verifica prima dell’acquisto, durante la produzione. A questo segue il “Post-Consumer Waste”, ovvero lo spreco dopo la vendita.
FLW: sigla per “Food Loss and Waste Protocol”, il protocollo internazionale contro lo spreco di cibo. Nello specifico, è uno standard che permette di calcolare quanto spreco alimentare si genera a livello globale.
Close the Loop: espressione che indica la fine del processo di riciclaggio, quando il consumatore finale acquista un prodotto riciclato. Letteralmente significa “chiudere il cerchio” e allude a un processo che potenzialmente, essendo circolare, potrebbe non interrompersi mai.
Minimization: racchiude tutti gli sforzi (tra cui il riciclaggio) per ridurre la quantità di rifiuti e si ottiene attraverso la ri-progettazione dei prodotti o dei modelli di produzione e di consumo.A volte basterebbe davvero poco per evitare lo spreco alimentare, come il partire da “piccole azioni” o da semplici comportamenti per vivere in maniera più sostenibile.
Three R’s: dall’inglese letteralmente “le tre erre”, è la triade di azioni per evitare lo spreco, ovvero “ridurre, riusare e riciclare”.
Anche in campo alimentare, infatti, un acquisto consapevole e un utilizzo (e riutilizzo) adeguato possono contribuire a ridurre la quantità di cibo scartato.
Meal planning: termine inglese che si riferisce alla creazione di un calendario dei pasti. Oltre ad essere utile per la vita di tutti i giorni, questo strumento può essere un buon alleato contro lo spreco casalingo: una buona pianificazione dei pasti, infatti, permette un acquisto ed un uso consapevole del cibo.
Doggy bag: farsi preparare una “doggy bag”, ovvero un contenitore per gli avanzi del cibo al ristorante, è sempre un buon modo per evitare gli sprechi. Questa pratica è già molto diffusa all’estero e fortunatamente sta prendendo sempre più piede anche in Italia. [fonte: ANSA]

Ad oggi non possiamo più dire di non essere a conoscenza di questo fenomeno, ormai se ne parla dappertutto con contenuti di vario tipo e forma.
La consapevolezza e la presa di coscienza sono essenziali per individuare e combattere lo spreco alimentare, ci sono tantissime iniziative solidali che aiutano i consumatori ad evitare che questo accada, mercato solidale, donazioni in beneficenza e via dicendo.

La domanda a questo punto sorge spontanea: cosa c’entra l’intelligenza artificiale?

Prima di parlare di questa nuova tecnologia nello specifico, occorre capire come si è arrivati a questo punto e quando la tecnologia in generale ha cominciato ad essere utilizzata per combattere lo spreco alimentare.

Vi abbiamo parlato di Too Good To Go poche righe più su, piattaforma nata proprio per questo scopo.
Forse non tutti la conoscerete, nessun problema, vi spieghiamo subito chi sono e cosa fanno.

Nata in Danimarca nel 2015, Too Good To Go è un’applicazione mobile che collega i clienti a ristoranti e negozi che hanno eccedenze alimentari invendute.
Un modello win-win nel quale i clienti possono acquistare prodotti alimentari a forte sconto ed evitare che vengano gettati, mentre i ristoratori invece hanno l’opportunità di attrarre nuovi clienti e fidelizzarli.

Sono questi i modelli che ci piacciono e non sarebbe male se ci fosse modo di coinvolgere i grandi player della GDO (e non solo i ristoratori) in tal senso.

Siamo certi che stiano nascendo tante realtà come questa e ne siamo veramente felici perchè, a modo nostro, anche noi di Deasy Kitchen combattiamo lo spreco alimentare attraverso il nostro work-flow e promuoviamo tutte le iniziative utili in tal senso.

Ora parliamo di intelligenza artificiale partendo dal seguente titolo:

“Supply Chain sostenibile: Cirfood riduce sprechi e stoccaggio grazie all’intelligenza artificiale.”

Immaginiamo che un’azienda che produce più di 100 milioni di pasti ogni anno ritroverà sicuramente un nodo cruciale nella gestione degli sprechi alimentari.
Per far fronte a questo fenomeno, già dal 2020, il colosso della ristorazione collettiva ha stretto una collaborazione strategica con Ammagamma (azienda leader nel campo dell’intelligenza artificiale).
Da questa intesa nasce la piattaforma QUANTA STOCK AND GO che previene lo spreco alimentare attraverso un sistema di demand forecasting e di ottimizzazione dell’inventario.
Con questo sistema Cirfood si pone un obbiettivo sfidante e dal grande impatto positivo: ridurre gli sprechi alimentari del 15% e diminuire le scorte di magazzino di 111 tonnellate.

Vediamo come funziona nello specifico.

Avendo centralizzato la supply chain all’interno di un unica piattaforma, non solo si riduce lo spreco alimentare ma anche la gestione logistica potrà diminuire il proprio impatto ambientale riducendo le emissioni di CO2 legate al trasporto e alla consegna delle materie prime. Oltretutto, la preferenza di Cirfood nell’utilizzo di prodotti a KM 0 conferisce ulteriore valore all’iniziativa.
Questa piattaforma in sostanza consente di tracciare e monitorare tutte le materie prime in transito, mantenendo il prodotto in totale sicurezza e potendo accedere a tutte le singole informazioni necessarie in tempo reale.

La gestione del magazzino è sicuramente un processo molto importante, ma è nello step precedente che avviene la “magia”.

Poco abbiamo parlato di demand forecasting, una tecnologia in grado di preannunciare la richiesta di mercato per il mese successivo.
Per farlo, il sistema utilizza dei modelli di apprendimento automatico (machine learning) che acquisiscono le novità sui trend futuri partendo dai dati rilevati, in modo da conoscere l’esigenza di cibo che arriverà dalle mense e dalle cucine.

Durante la fase successiva di ottimizzazione dell’inventario (Inventory Optimization), l’algoritmo utilizza queste previsioni per suggerire ai fornitori il momento in cui effettuare gli ordini, dando così la possibilità di poter disporre di merce a sufficienza per soddisfare il fabbisogno e allo stesso tempo minimizzare il volume immobilizzato a magazzino, abbattendo gli sprechi.

Non è tutto, ciliegina sulla torta: il sistema di Ammagamma include anche uno smart alert, una sorta di notifica, che assegna specifiche priorità ai riordini, dando precedenza:

• alla merce più urgente da ordinare, per evitare il cosiddetto understock, ovvero che l’approvvigionamento sia insufficiente;
• ai prodotti con maggiore rischio di deperimento, da utilizzare velocemente, per evitare sprechi. [fonte: ilgiornaledelcibo.it]

Confidiamo nel fatto che questo non rimanga un “caso isolato”, ma che faccia da apri pista per tutti i player del settore.
Speriamo che la lettura sia stata di vostro gradimento, vi invitiamo a seguirci sui nostri social per rimanere sempre aggiornati!

A presto.

Lo staff di Deasy Kitchen

Deasy Kitchen

Deasy Kitchen è il primo ristorante aziendale on-demand nato a Modena. Offre un servizio di preparazione di piatti sani e gustosi, che consegna direttamente senza costi aggiuntivi.

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